a cura della Dott.ssa alessia Cristiano
3 marzo 2023
La nuova rivoluzione: liberarsi dagli smartphone
A Brooklyn, e più precisamente alla Murrow High School, c’è un gruppo di ragazzi adolescenti che ogni domenica si riunisce al Prospect Park, di fronte alla Central Library, per trascorrere del tempo insieme. Disegnano, leggono, suonano la chitarra. Condividono le loro esperienze e vivono il loro tempo in un modo tanto semplice quanto rivoluzionario per la nostra epoca. Come?
Liberi dagli smartphone, dai social e da tutto quel mondo che oggi riesce ormai ad occupare molto, forse troppo, del nostro tempo libero.
Il loro è un appuntamento regolare, che ci sia il sole o la pioggia, loro si ritrovano lì, al Luddite Club. Sono loro i fondatori del club, il cui nome riprende quello di Ned Ludd, operaio inglese che nel 1799 distrusse un telaio nella fabbrica in cui lavorava, come gesto di protesta contro l’introduzione delle macchine nell’industria dell’epoca e diede vita ad un vero e proprio movimento operaio.
Anche loro rifiutano la tecnologia del loro tempo e ciò che desiderano è una vita liberi dallo smartphone. La stanno sperimentando una vita così, e sembra proprio piacergli. Utilizzano dei vecchi cellulari a conchiglia per comunicare, e sentono di far parte di una rete che loro stessi definiscono come “Antisocial Network”.
Le loro esperienze sono diverse: c’è chi dice che da quando ha smesso di usare lo smartphone si è sentito più solo, ma anche più creativo e produttivo, e che ha letteralmente sentito “la chimica del proprio cervello cambiare”. C’è chi ha notato di sperimentare meno ansia sociale e chi si sente più presente nella propria vita, nella propria comunità, nelle proprie azioni e nella sua stessa essenza di individuo.
Ma in cosa consisteva la loro sofferenza? Cosa li ha portati a ricercare un cambiamento così impattante nelle loro vite? Quello su cui sono d’accordo è che il mondo dei social sembrava rubargli qualcosa: non riuscivano più a distinguere se facessero un’esperienza per il piacere di farla, o solamente con lo scopo di pubblicarne il contenuto su un social network; oppure sentivano di dover recitare una parte per essere all’altezza della loro immagine postata sul web, perdendo così la loro autenticità. C’è chi dice di essersi accorto di stare “connesso” allo scopo di disconnettersi dalla realtà, col risultato di evitarla e rendere il proprio cervello sempre più apatico e sempre meno attivo.
Volendo allora approfondire la problematica dell’impatto che gli smartphone hanno sulle nostre vite, ed in particolare sulle nostre abilità cognitive, ci viene in aiuto la scienza, che con i diversi studi di ricerca realizzati e in corso di realizzazione sull’argomento, sembrerebbe proprio supportare le intuizioni di questi ragazzi.
Ad esempio, un recente studio condotto dall’università di Oxford, ha studiato gli effetti della dipendenza da smartphone sulla creatività degli individui.
La dipendenza da smartphone è una dipendenza comportamentale emergente legata all’abuso di smartphone, che ha subìto un aumento vertiginoso a causa della pandemia da coronavirus-2019, la quale ha costretto per tempi prolungati all’isolamento domestico l’intera popolazione mondiale.
La cognizione creativa è la capacità di generare idee nuove, utili ed originali, ed è un elemento fondamentale per la persona, in quanto gli consente di risolvere in maniera flessibile i vari problemi che incontra durante la propria quotidianità.
Lo studio riportato ha evidenziato come la dipendenza da smartphone influisca negativamente su questa abilità specifica nel generare idee creative, a causa di un ridotto controllo cognitivo e di una difficoltà nell’elaborare nuove informazioni. È stata infatti individuata, negli individui dipendenti da smartphone, una ridotta attività cerebrale in quelle aree del cervello specificamente coinvolte nella cognizione creativa.
È interessante allora vedere confermata quella sensazione che, liberandosi dallo smartphone, il cervello abbia l’opportunità di funzionare in maniera diversa, di “cambiare nella propria chimica” e di preservare importanti abilità cognitive, specialmente nei più giovani.
È interessante anche interrogarsi sul senso di questo gesto pieno di coraggio ed autodeterminazione di questi ragazzi, che raccontano un disagio invisibile e raccolgono, a nome di una generazione, la forza di esprimere i propri bisogni più profondi: essere se stessi, sentirsi attivi, dare valore e pienezza al loro tempo, coltivare le relazioni con i pari, potersi confrontare, fare esperienze, costruire ricordi. Vivere. Nella realtà.
BIBLIOGRAFIA
Mazza, V. (2023). Luddite Club, negli Stati Uniti la rivoluzione dei giovani che rinunciano allo smartphone: «Così siamo noi stessi». Corriere della Sera. Disponibile in:
https://www.corriere.it/esteri/23_febbraio_22/luddite-club-stati-uniti-smartphone-9cc93cda-b222-11ed-8c7f-0f02d700e67e.shtml?refresh_ce [22 Febbraio 2023]
Li, X., Li, Y., Wang, X., & Hu, W. (2023). Reduced brain activity and functional connectivity during creative idea generation in individuals with smartphone addiction. Social Cognitive and Affective Neuroscience, Volume 18, Issue 1.
Lynn Ma. (2022, 16 dicembre). The Anti-Social Network: NYC Teen Luddite Club goes offline [Video]. YouTube. https://www.youtube.com/watch?v=oN2zIoImDN0